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L’Olanda tradisce i giovani eritrei

Marilena Dolce
16/04/17
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Olanda, Veldhoven, la struttura alberghiera dove avrebbe dovuto tenersi la Conferenza dei giovani eritrei

L’Olanda tradisce i giovani eritrei annullandone la Conferenza in programma

Ogni anno i giovani eritrei si riuniscono in una città europea diversa per un week-end di studio e lavoro che non esclude momenti conviviali, di divertimento, con musica e balli.

Il convegno dell’anno scorso ha avuto luogo in Italia, a Pescara. Quest’anno invece la meta scelta è Veldhoven, cittadina del Brabante, in Olanda.

Qui, dal 13 al 17 aprile, più di 600 giovani eritrei, arrivati da tutta Europa, spesso ragazzi di seconde e terze generazioni nati e cresciuti all’estero, avrebbero dovuto incontrarsi per confrontare esperienze e aspettative, per non dimenticare le proprie radici, la propria tradizione.

È un momento importante. Una formazione irrinunciabile, cui tiene molto anche la generazione dei genitori. Il ritrovo annuale, infatti, rappresenta un completamento irrinunciabile dal punto di vista culturale.  Un modo semplice ed efficace perché i ragazzi eritrei imparino a far coesistere l’esperienza di vita in Europa con la tradizione eritrea, senza spaccature e sfasamenti.

Un’ esperienza, questa, di grande impatto positivo sulla  forma mentis dei giovani. Un vero e proprio vaccino contro il pericolo che i ragazzi cadano vittime di organizzazioni pericolosissime che, purtroppo, possono far presa su comunità meno coese di quella eritrea, che lasciano le persone più isolate, spesso escluse, nell’anonimato delle periferie occidentali.

Ebbene, la conferenza quest’anno si è interrotta al suo avvio.

Giovedì pomeriggio, infatti, all’arrivo, davanti ai cancelli dell’albergo prenotato per la Conferenza, i giovani eritrei sono accolti da una spiacevole sorpresa.

Un piccolo gruppo di teppisti blocca il passaggio dei loro pullman e delle auto.

Poco dopo arriva la polizia che allontana i violenti e i provocatori.

Sembra tutto risolto. Inspiegabilmente, invece, il sindaco della città, pur avendo concesso  un anno fa le autorizzazioni richieste per il convegno, decide che la conferenza non può più svolgersi.

E ciò sebbene, in molti anni, questi incontri di giovani non abbiano mai provocato niente che non fossero momenti pacifici e conviviali. Anzi, alle amministrazioni pubbliche si potrebbe suggerire di sponsorizzare eventi di questo genere che, in totale tranquillità, aiutano i ragazzi a comprendersi meglio, a capire il mondo che li circonda.

La scelta del sindaco di Veldhoven, in questo senso, è un gravissimo affronto alla democrazia.

Decidendo d’impedire una pacifica manifestazione autorizzata da tempo, il sindaco ha messo all’angolo  seicento ragazzi, pacifici e non violenti. il loro unico desiderio era quello d’ incontrarsi, ritrovarsi, confrontarsi, per mantenere vive le loro radici e loro tradizioni.

Con questo provvedimento è stata punita la parte buona della nostra società, quella pacifica, aperta al confronto e alla condivisione. Mentre i violenti e i provocatori si sono dispersi senza che nessun provvedimento venisse preso nei loro confronti.

È una brutta esperienza quella vissuta dai ragazzi eritrei che, arrivati pacificamente a Veldhoven hanno, altrettanto pacificamente, dovuto lasciare la cittadina senza che si svolgesse il loro convegno.  E ciò a causa di un provvedimento tanto assurdo quanto immotivato.

Una situazione che mette sul tavolo concetti cardine della democrazia occidentale: libertà, diritto, giustizia che in questa vicenda sono stati del tutto calpestati, completamente ignorati.

Un’ultima riflessione. A Veldhoven, se durante una partita di calcio la squadra ospite, prima di entrare in campo, fosse stata minacciata dagli hooligans, cosa avrebbe fatto il sindaco? Considerato il provvedimento preso, è lecito supporre che avrebbe accompagnato la squadra fuori città annullando la partita, lasciando agli hooligans libertà d’azione.

Questo è ciò che ha fatto il primo cittadino di Veldhoven con i giovani eritrei, li ha “accompagnati” fuori città, decidendo che la loro “partita” andava sospesa.

Un brutto episodio, un cartellino rosso per la democrazia, almeno quella del sindaco di Veldhoven.

MarilenaDolce

@EritreaLive

 

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da circa dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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